CRITICA

 

da "Il Tiranese": trimestrale d'informazione, arte  e storia della cultura retica e alpina

Anno I  n° 1 marzo 1976, pagg. 41-48

 

Un bulino da leggenda                            

MASTRO RENZO ANTAMATI                     

e alcune note sulla estrazione e lavorazione del rame nella valle dell' Adda.

 

di Giancarlo Berandi*

Percorrendo il bel viale alberato che congiunge Tirano con Madonna, all' incirca a metà dello stesso e in posizione arretrata rispetto alla strada, si può osservare oltre ad un giardinetto impreziosito da un pozzo su cui protendono le ombrose fronde alcuni pini, una casa che per certi tratti ricorda quelle della vicina Engadina.

Questa è la casa di Renzo Antamati uno degli ultimi autentici maestri artigiani, appartenente a quella nobile schiatta che tanto prestigio dette, anche in passato, alla nostra valle.

Casa Antamati a Tirano

Oggi, dalla sua bottega annessa alla casa e benché il portone sia chiuso, escono ancora di tanto in tanto i colpi del martello che percuote il bulino; sono però colpi lenti anche se precisi, che danno corpo alle opere della maturità di Mastro Renzo, del tutto incapace di rimanere inoperoso e inattivo. Sembrano, questi, echi di colpi lontani, di quelli vigorosi che risuonarono negli anni della sua giovinezza, quando ad un lavoro ne seguiva un altro in un crescendo di creatività, a cui non riuscivano a por limite neppure le ore della notte. E, a queste ore notturne, strappate al riposo prima che Mastro Renzo si dedicasse tutto all'arte, appartengono molte opere; quelle stesse che ad un certo punto lo convinsero a dedicarsi interamente al bulino, per il quale s'era preparato fin dalla infanzia e al quale lo votava anche la tradizione artigiana della sua famiglia.

                       

Una antica tradizione

                       

La lavorazione del rame, nella valle dell' Adda, ha una antica e lunga tradizione (...)

A Delebio, a Morbegno e in altre località delle due valli è possibile trovare ancora degli artefici intenti a rendere nobile il rame, grazie alla loro perizia e alla loro pazienza, ma attualmente il maestro in tale arte è il tiranese Renzo Antamati, del quale si vedono nella sua città due grandi sbalzi, uno dei quali adorna una casa di fronte alla chiesa principale, l'altro con la raffigurazione dell' Apparizione della Vergine al Beato Omodei, collocato presso l'ingresso della abitazione dei frati che custodiscono il famoso Santuario.

                       

Da artigiano ad Artista

                       

Renzo Antamati è nato a Tirano il 18 dicembre 1900 e fin da ragazzo respirò, anzi ne assimilò gli umori, della bottega paterna. Il padre fu un valente artigiano che, appunto nei primi anni del secolo, conquistò un ambito riconoscimento ad una mostra artigiana svoltasi a Como.

                       

Mastro Renzo, dopo aver vissuto alcune esperienze di lavoro fuori provincia, senza però mai trascurare quella sua innata passione per il disegno, vi fece un bel giorno ritorno e coronò quello che era stato il suo sogno di sempre: avere la sua bottega. Una bottega, un lavoro e una vita, che gli seppero dare, nonostante le difficoltà e l'impegno tante soddisfazioni. Potremmo elencare qui, tante sue opere, ma non è la realizzazione del suo catalogo che ci interessa, quanto lo spirito,  l'animo che egli dette ad ogni suo singolo lavoro; un lavoro capace di assorbirlo completamente, con i suoi problemi ed i suoi travagli.

                       

Egli conserva, tra le sue carte, in un piccolo archivio che ha realizzato in un angolo della sua vecchia bottega, impreziosita da alcuni ricordi, le foto ed i disegni delle opere eseguite unitamente ad alcuni progetti che il caso e il destino hanno impedito. venissero realizzati. Tra questi, degno di particolare rilievo, è un progetto riguardante la realizzazione di un nuovo portale maggiore per il Santuario della Madonna di Tirano - al quale l'Antamati ha già dedicato alcune sue pregevoli opere -, progetto che per la morte del Priore Servita che l'aveva caldeggiato, Padre Grendene, non ebbe più alcun seguito.

                       

E' però interessante annotare che Mastro Renzo, preparato il suo bravo progetto, con i disegni generali e i particolari dei numerosi sbalzi in rame che lo avrebbero dovuto ornare, grazie all'amicizia e all' intervento del prof. Balilla Pinchetti, potè sottoporli all'attenzione di quel grande artista che è Manzù, presso l'Accademia di Brera a Milano, Il Manzù, li guardò attentamente, con occhio critico e infine invitò l'Antamati a seguirlo in un'aula ove vi erano degli studenti.

Messi ben in vista i disegni, disse poche parole che però ripagarono delle numerose fatiche l'Antamati: «Guardate -disse rivolgendosi ai suoi studenti - questo è il lavoro di un artigiano, Ammiratelo! ».

                       

Paolo Arcari, scrivendo su di lui in Valtellina e Valle Spluga nel 1949, concludeva il suo scritto intitolato, appunto, «Da Artigiano ad Artista », con queste parole che ci sembrano il più bel riconoscimento che si possa fare ad Antamati: "Ecco i frutti di un'armoniosa convivenza dell'artigiano e dell'artista; ecco l'amore del lavoro sbocciare, con seria meditazione, con trepida costanza nell'amore del bello; ecco nella giornata dell'assidua e proba fatica illuminarsi di gioia segreta nobilissima l'ora avventurata che consente di esprimere e di affermare un ideale di grazia."    

 

*Giancarlo Berandi, giornalista, direttore responsabile de "Il Tiranese", trimestrale di informazione, arte e storia della Cultura Retica ed Alpina