CRITICA |
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da " RENZO ANTAMATI, Maestro d' Arte in Tirano
Nota di Renzo Sertoli Salis*
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(...) Fra
coloro - e non sono pochi - che periodicamente attraversano
Siamo qui, in presenza di questo mio omonimo
concittadino, già «biondo e di gentile aspetto» ed ora un po' brizzolato come
chi scrive ed ahimè con qualche incipiente acciacco, ai confini dell'artigianato con l'arte, dove cioè, per dirla più
schiettamente, l'artigianato diventa arte.
Sono oggetti soprattutto di rame sbalzato al martello oppure cesellato
o bulinato: vasi, piatti, anfore, portaombrelli, arnesi di cucina, soprammobili
di vario genere, e poi di peltro, più minuti questi e da salotto, trattati alla maniera antica ed opachi oppure modernamente lucidati
così da sembrare di primo acchito d'argento, e poi ancora d'ottone, ovviamente
di maggior pondo, per quanto meno suscettibili di estro nell'ornamentazione.
C'è in Antamati, primo mastro d'opera, contornato, come gli artigiani
e gli artisti del Rinascimento, dai giovani di
bottega e confortato da la presenza della gentile consorte, un ritorno a una
tradizione non solo italiana, ma più specificamente retica o almeno dei
confini della Rezia, come quella dei maestri comacini e dei campionesi, che
fino agli inizi dell’età moderna inondarono specialmente
La quale - come tutti
sanno coloro che un poco masticano o hanno masticato delle vicende locali -
s'incentra soprattutto su due avvenimenti, l'uno schiettamente
mistico-religioso come l'apparizione della Vergine al Beato Mario Omodeo nel
lontano 1534 che diede inizio alla veneranda edificazione del Santuario,
l'altro politico-religioso come l'insurrezione dei Valtellinesi contro i riformati
Grigioni, che allora dominavano
Nello stesso spiazzo retrostante alla basilica, dunque, il turista
potrà veder riprodotta la miracolosa apparizione in un cuprico pannello dell'Antamati posto sull'ingresso della casa dei Servi di
Maria, custodi del Santuario, mentre altri episodi della «Madonna» gli
appariranno in un rilievo affidato alla porticina d'accesso esterno del
campanile.
La storia provinciale d'Italia, anche in Lombardia, è soprattutto
storia religiosa, e la tradizione politica, nonostante i
molteplici fermenti dissociativi, piuttosto guelfa che ghibellina: non
si sorprenda perciò il visitatore che da Madonna si rechi alla scoperta del
vecchio borgo tiranese entro l'ormai fatiscente cinta delle mura di Ludovico
il Moro, se sul sagrato della chiesa, proprio di fronte al San Martino da poco
ripulito e agghindato, vedrà, quasi sull'angolo della casa parrocchiale, un
altro pannello di mastro Renzo: è anch'esso di rame sbalzato, ma così riempito com'è ed abbrunito, somiglia piuttosto a un bassorilievo
di bronzo. Esso rappresenta degnamente la “pesca miracolosa” del Vangelo, ma un particolare vorrei qui richiamare, a un tempo colto e
gentile, al passeggero necessariamente ignaro: che il pescatore in basso a
destra della composizione, nell'atto di tirare le reti, è l’autoritratto del
'Antamati. Particolare colto e gentile - dicevo alla maniera dei nostri
artisti rinascimentali, i quali non per albagia o per presunzione firmavano
spesso a cotesto modo, ma per dare certezza storica e riferimento critico ai
posteri.
Del resto, che Renzo Antamati sia un appassionato
amante della sua Tirano risulta anche dal soggetto di alcune fra le più
importanti delle sue opere, dallo stesso fervore de le sue ricerche d'arte e di
storia locale, dai suoi libri, dai suoi disegni, da qualche distacco di
affreschi.
Sempre presente, per anni. alla Mostra
Fiorentina dell'artigianato, oltre che per motivi commerciali, per desiderio
continuo di aggiornamento estetico nonché insegnante in una scuola professionale
di Sondrio, egli è fondamentalmente artista della sua terra, i cui motivi o
storici o paesaggistici fanno qua e là capolino magari nel particolare
d'un'opera; e già ho ricordato altrove come alcuni anni or sono - e in
tutt'altro campo di quello della sua arte - in una sfilata allegorica e
folcloristica del Settembre Valtellinese egli allestisse un carro
riproducente la figura del «prode Anselmo» ossia di una creatura giocosa della
Musa minore di Giovanni Visconti Venosta, protagonista, l'Anselmo, della nota
«Partenza del Crociato».
Infatti, chi ancora non lo sapesse, la scherzosa filastrocca poetica
di don «Gino» Visconti vide i natali proprio a Tirano, nel 1856, durante una
sosta del letterato che, insieme col fratello Emilio, lo statista, vi possedeva
una casa avita, oggi asilo di fanciulli abbandonati.
Così la figura di Renzo Antamati, sagace cesellatore di metalli, mite e sorridente sulla soglia della sua
officina d'arte, si inserisce, in un arco ideale, fra gli antichi maestri del
Comasco da un lato e gli artisti contemporanei della valle aduana dall'altro,
pittori e scultori, non molti di numero, ma eccellenti per valore, nessuno dei
quali fin qui traviato dal prurito spesso aberrante del non figurativo, grazie
alla sana tradizione e al robusto buon senso della gente della montagna. * Renzo Sertoli Salis, già docente di Diritto nell'Università Statale di Milano e alla Bocconi, membro di alcune accademie di scienze e lettere italiane, presidente emerito della Società Storica Valtellinese, autore di una produzione scientifica e letteraria che spazia dal diritto alla politica internazionale, dalla bibliografia alla filologia, dalla poesia epigrammatica alla storia.
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