CRITICA |
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da “O R B I S" - Agenzia Italiana di Stampa – Bollettino nazionale e estero – Quotidiano Anno XIII – N. 189 – Firenze, 16 settembre 1958 I MIRACOLI
DI MASTRO ANTAMATI di Giuseppe
Mambretti*
Transitando lungo il
bellissimo viale che da Tirano conduce alla Basilica Santuario di Madonna,
si vede, sistemato su di un grande cavalletto in un prato un poco
arretrato rispetto alla statale, un immenso pannello di rame che, con i suoi
riflessi metallici e scuri, attira irresistibilmente l’attenzione del
passante. Sul grande quadro, diviso in tre parti, si riconoscono chiaramente
tre scene del Vangelo. Con la naturale curiosità che ci distingue, qualche
giorno fa, abbiamo saltato il fossato, e siamo penetrati nel vasto giardino,
e ci siamo avvicinati al meraviglioso pannello, che in quel momento sembrava
sospeso tra cielo e terra investito violentemente dal sole. Ma sul cielo vagavano nubi scure cariche di
pioggia e quel raggio di sole, appari va come un miracolo, che glorificava i
miracoli! .. Poi un suon di martello sull’incudine, che ci distrasse
dall'incanto che producevano le scene evangeliche ai nostri occhi, e solo
allora ci accorgemmo che nel riquadro scuro d'una porta d'officina un uomo ci
guardava sorridente: Mastro Antamati: maniche rimboccate, basco su la testa
viso segnato da linee decise, espressione di lavoratore e di artista insieme,
inconfondibile! Il rumore del maglio che stava foggiando completava l'armonia
dei colori e delle luci, usciva sul prato, sulla strada, si spandeva per il
cielo... Cadevano le prime gocce di pioggia. Mastro Antamati ci ha invitato a
ripararci nell'interno del suo regno di lavoro. Questo quadro é una delle
opere di sbalzo su rame più grande che mai sia stato dato vedere. Cinque
metri di lunghezza e
Una trilogia evangelica: da sinistra a destra: "Il lavoro infruttuoso" - "La predicazione" - "La pesca miracolosa". Il Messia nel quadro centrale appare in piedi su una barca in una gloria di sole, trionfante: su la spiaggia la folla attenta adorante. Il sole in quel momento colpiva la figura del Cristo e ne animava le forme: la barca si cullava dolcemente sulle onde mosse in un ritmo nuovo!... Mastro Antamati non é quello che si dice un artista "giovane” assurto col "colpo di fulmine" alla celebrità. Egli l’ha raggiunta la celebrità, ma grazie al lavoro tenace, sagace e intenso di lunghi anni. Non é stata una carriera facile, quella dell’artista tiranese. Tutt’altro. Non priva di sodisfazione, ma dura, come può essere dura la strada d'un artigiano dall'anima d'artista, forte della sua passione, senza nessuna scuola, ma solo con la sensibilità del suo cuore, Mastro Antamati ha cominciato giovanissimo a battere il rame e il peltro, seguendo le orme del suo avo, fino a raggiungere una perfezione di forme ed una violenza di soggetto, che impressiona e conquista. Alcuni suoi lavori, eseguiti in gioventù, figurano tra il patrimonio artistico di cui é ricco il Santuario di Tirano, in molte case patrizie, di Italia e fuori. Durante l'ultima guerra, mastro Antamati fu internato in Svizzera: anche durante questo periodo non potè fare a meno di battere il suo "martello" ed eseguiva da una fotografia il ritratto del Generale Elvetico, Comandante in Capo dell'Esercito Confederale. Terminato il conflitto, l'artigiano artista, riprendeva la sua attività in pieno e trasformava la sua bottega in un laboratorio d'arte forte ormai, della sua maturità artistica. D'allora la carriera dell'Antamati si muove sul ritmo del maglio, sul picchiettio del martello, sempre più veloce, sempre più sicuro. Organizza la prima Mostra, poi un'altra, e dopo questa non ha più bisogno di prendere iniziative, perché viene invitato ad esporre a Firenze, a Milano, o in altre città, e quindi in Svizzera e in Germania, dove ormai hanno imparato ad apprezzarlo. Il suo successo cresceva. Il maglio continuava a battere: nuovi capolavori continuavano ad uscire dall'informe materia, vinta e modellata da un domatore ideale e sapiente. Crea il
pannello "Il lavoro" per un Cinema di Lecco, per
La vastità e la complessità dei personaggi, avevano impaurito l’uomo, e la gigantesca mole di lavoro richiesto por realizzare il bozzetto ideato dal Conte Sormani, lo avevano impressionato, ma su tutto vinse la passione dell'artista. che vi pose tutta la sua esperienza, tutta la sua abilità, deciso di farne il suo "capolavoro" che vedeva la sua completezza dopo ben quattro mesi di duro lavoro. Egli centinò questa grandiosa lastra di rame, raggiungendo una vera perfezione nell’arte, esprimendo, nella realizzazione delle figurazioni, una incomparabile apoteosi religiosa. I tre quadri si
fondono e si completano insieme: nella figurazione del lavoro infruttuoso la
bimba seduta sulla rena nella sua posa di inerte abbandono, contrasta e
completa la figura ardente del cieco che implora la grazia; le ombre e le
luci magistralmente distribuite nella scena della pesca, illuminata dal sole
nascente, risolvono l'ornamentale motivo del trionfo del Cristo, annunziante *Giuseppe Mambretti(1937-1989) giornalista professionista, collaboratore di diverse testate nazionali (tra cui Il Giornale), e locali ( l’Eco delle Valli e il Corriere della Valtellina, del quale è stato direttore), oltre che di radio e televisioni della Provincia di Sondrio. |
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